mercoledì 18 dicembre 2013

Cruciverba - Dicembre 2013




ORIZZONTALI

1) Antenato della pecora – 6) Supposizione arbitraria priva di fondamento – 14) Unità di misura dell’energia nel sistema CGS -17) Religione monoteista – 18) Interrompe un film – 20) A te – 21) Tu – 22) Provincia della Sardegna – 23) Ovest in spagnolo – 25) Rovigo – 26) Città greca – 27) Forte rumore metallico – 32) Secco, assetato, arido – 35) Random Association Organization – 36) Lo sono per esempio i pensionati nei cda di grandi aziende con le quali non hanno niente a che fare – 37) Infiammazione dell’orecchio – 39) Introduce le concessive in latino – 41) Participio passato del verbo “ottundere” – 42) Fantasma – 45) Bagno… alla francese – 47) Una disfunzione del cuore – 49) Ospedale Militare – 51) Lo sono coloro che apprezzano particolarmente qualcosa – 53) Un sindacato italiano – 55) La misura il gallone (per chi non si adegua a sistemi più razionali..) – 56) Piccolo contenitore – 58) Le stanze dei monaci – 60) Organizzazione degli Anarchici dell’Oman – 61) Una sorella… molto devota – 62) Volò troppo alto – 64) Parte acquosa del latte – 66) Rifiuto categorico – 68) Enzima della saliva – 70) Andato – 71) Un’altra provincia della Sardegna – 72) Cieca – 73) Codice armonizzato indicante, sulla patente, l’obbligo di portare lenti correttive.

VERTICALI


1) Nonostante la loro funzione sia analoga a quella dei campanili, sono espressione di una cultura profondamente diversa – 2) Logoro, liso – 3) Infiammazione – 4) Sinonimo ( non comune) per gabbiano, che si rifà al suo nome scientifico – 5) Prefisso per “uguale” – 5b) Chi soffre di quella sindrome cerebrale caratterizzata da crisi di convulsioni – 6) Il contrario di Bi – 7) Due dispari in lamella – 8) Misura di capacità – 9) Associazione Calcistica – 10) Il marito della cognata di tua madre – 11) Percorso burocratico – 12) Sono nei deserti – 13) Lo sono “bisillabo” e “trisillabo”, in quanto esprimono una proprietà che non possiedono – 15) Malvagio, peccatore – 16) Un pesce – 19) Etnia africana – 24) Taranto – 25) I re di Francia – 27) Famiglia veneziana il cui palazzo si affacciava sul Canal Grande subito dopo il ponte degli Scalzi – 28) Una donna che non beve alcolici – 29) Lo è l’acqua frizzante – 30) Esprimo rispetto, venero – 31) Che provoca il vomito – 33) Cellula non differenziata – 34) Regni – 38) Marchio registrato – 40) Relativo all’ileo – 43) Colore – 44) Due vocali – 46) Aspetto… in spagnolo – 48) Folto di peli ispidi – 52) La briscola nel bridge – 53) Il tempo tipico di una regione – 54) Nome di donna – 55) Nome di auto – 57) Manzoni riteneva che le sue acque lavassero anche le macchie più difficili – 59) Levante – 61) Seno – 63) Suffisso per composti chimici (n.o. minore) – 65) Dà inizio ad un orrore sconfinato – 67) Due vocali – 68) Le prime lettere dell’alfabeto 69) Secondo.

Nicolò Buranelli

Sconvolgimenti, conclusioni e destini beffardi

Scritto il 2 Dicembre 2013
Siamo arrivati alla 14° giornata ed ora, intesta al campionato di Serie A non c’è più la Roma. La squadra capitolina, dopo la vittoria del 30 ottobre contro il Chievo, ha pareggiato le successive quattro partite, perdendo così il primato ottenuto nelle prime 10 giornate con altrettante vittorie. Nonostante i giallorossi siano ancora imbattuti, preoccupa questa flessione, soprattutto perché avvenuta con squadre non di primissimo livello (sto parlando di Torino, Sassuolo, Cagliari e Atalanta).In testa ora troviamo la Juventus che, dopo la bruciante sconfitta di Firenze, ha conseguito (finora) 5 vittorie consecutive, tutte senza subire gol. Tra queste partite spicca il “Big Match” contro il Napoli, vinto con un netto 3-0. In casa Napoli questa sconfitta ha di fatto aperto una piccolissima crisi di risultati, che però ha comunque tolto serenità all'ambiente partenopeo. Oltre ai sei punti di distacco dalla capolista, infatti, la squadra di Benitez rischia di uscire anzitempo dalla Champions, causa una pesante sconfitta contro il Borussia Dortmund.

CAMMINA, CAMMINA …

“Cammina, cammina, quante scarpe consumate, quante strade colorate, cammina, cammina”. Cantavano così nel 1991 i Nomadi. Chissà a cosa pensavano Da Olio e Carletti mentre scrivevano di “ vicoli tenebrosi” “scarpe consumate” e “strade abbracciate dal gelo ”... Noi oggi affidiamo queste parole ad un maratoneta che, per la grande passione verso questo sport, ha dovuto camminare tanto. Carlo Airoldi, il campione mancato.

6 aprile 1896, Atene. Uno dei giorni più importanti della storia dello sport: l’inaugurazione della prima edizione dei giochi olimpici moderni. “Dichiaro aperti i primi giochi olimpici internazionali di Atene. Lunga vita alla Nazione, lunga vita al popolo greco” disse Re Giorgio I, guardando il pubblico negli spalti dello stadio Panathinaiko. Nello stesso luogo, poche ore dopo, partì la maratona. Al traguardo un giovane, con un baffo prorompente, venne fermato da un giudice di gara poco prima di tagliare il traguardo. Subito lo raggiunsero le forze dell’ordine che portarono il giovane in prigione.  Ma chi era quel giovane? E perché fu arresto?

Slightly out of focus: Robert Capa, testimone di coraggio

“Se la foto non ti è venuta bene, vuol dire che non ti sei avvicinato abbastanza”.
É la famosa frase del fotografo Robert Capa, pseudonimo di Endre Erno Friedmann. Frase ormai pronunciata con leggerezza da molti, frase citata da fotografi professionisti per spiegare diaframmi e tempi.
Frase che ha generalizzato, e un po' perso, il suo significato.
Quello che intendeva Capa, infatti, non era una prossimità solo fisica, bensì emotiva. Il fotografo doveva essere vicino al soggetto, conoscerlo, capirlo. Doveva immedesimarsi in lui, doveva essere il suo specchio.

Robert Capa era un fotografo coraggioso. Era un fotografo, ma soprattutto un ascoltatore, uno scrutatore.

Nato nel 1913 a Budapest da genitori ebrei, Endre era un giovane libero e gioviale, in età adolescenziale un seduttore, festaiolo con una visione edonistica della vita. Allo stesso tempo, però, era estremamente interessato alla letteratura, alle arti e alla politica.
Si identificò poi con idee politiche di sinistra, partecipando a molti scioperi e manifestazioni di protesta.
Endre Friedmann voleva fare il giornalista, per diffondere le idee progressiste che condivideva, ma viveva in un luogo e in un'epoca dove tutto ciò era molto difficile da realizzare: un'Ungheria fascista e antisemita.
Nel 1931, a soli diciassette anni, Friedmann viene arrestato dopo aver preso parte ad una manifestazione antigovernativa ed è costretto a scappare dal suo Paese.
Arriva a Berlino, dove si iscrive alla Facoltà di giornalismo della Deutsche Hochschule für Politik e svolge molti lavori occasionali per pagarsi gli studi.
Poco dopo viene assunto dalla prestigiosa agenzia Dephot come assistente del laboratorio fotografico: un'occasione d'oro per Friedmann.
Il direttore Guttmann non tarda a notare il talento del giovane, che lo invia a Copenhagen e altre città.
L'ascesa di Hitler costringe però Friedmann ad un nuovo esilio, stabilendosi a Parigi, città chiave per la sua formazione.
Qui conosce molti fotografi, tra cui Henri Cartier-Bresson e André Kertész.
Nel 1934 Friedmann incontra Gerda Pohorylle, ebrea tedesca di origine polacca, di cui si innamora.
Nel 1936 Gerda, vedendo le difficoltà del compagno a pubblicare i suoi lavori, lo ribattezzò con il nome di Robert Capa, inventandogli l'identità di un elegante e misterioso professionista americano, più adatta a suscitare l'interesse degli editori parigini.
Gerda Taro (così si ribattezza) presenta i lavori di Robert Capa e tutti fanno a gara per le fotografie di quel genio dal nome hollywoodiano.
Nel 1936 parte per la Spagna a documentare la guerra civile in favore della Repubblica.

“Resistere non è solo un dovere, ma una necessità dei giovani”

Apriamo con una frase di Maria Cervi, figlia di Antenore Cervi ( per scoprire di più su Antenore e i suoi fratelli leggi gli articoli dell’anno passato), il nuovo articolo della sezione personaggi. Anche se Maria non è la protagonista di questo articolo, riassume perfettamente il pensiero del personaggio di questo mese: il comandante partigiano Alessandro Gallo, nome di battaglia “Garbin“.  Chi crede di non averlo mai sentito nominare si sbaglia. Infatti, al comandante è dedicata una delle  vie principali del Lido di Venezia, isola dove è cresciuto. Quando parliamo di partigiani molto spesso prendiamo  esempi molto lontani da noi, ignorando quelli che sono ogni giorno sotto i nostri occhi. Il nome di Gallo possiamo leggerlo tutti i giorni nell’androne del nostro Liceo, dove è affissa una targa a suo nome. Come mai nel nostro Liceo? Lo scoprirete solo leggendo.

Alessandro nasce a Venezia nel 1914. Frequenta il liceo Marco Polo, e, proprio come noi, in questa fase della vita sceglie la sua fede politica. Infatti, leggendo opere francesi e russe, confrontandosi con amici, matura non solo un’avversione al fascismo in modo teorico, ma si iscrive successivamente al Partito Comunista per combattere materialmente la dittatura. Dopo la laurea in legge, decide di continuare gli studi iscrivendosi alla facoltà di storia e filosofia. Laureatosi anche in quest’ultima diventa insegnate e, trascorso qualche anno a Pieve di Cadore, prende cattedra al liceo scientifico G.B. Benedetti. Qui insegna l’importanza della libertà e l’antifascismo. È un grande onore affermare che il nostro Liceo, grazie a persone come Gallo, era uno dei maggiori centri di iniziativa antifascista.
Negli anni ‘40 Sandro diventa un attivista del partito, diffondendo clandestinamente volantini di propaganda anti- regime e L’Unità. Fu così che iniziarono i guai. Infatti, arrestato insieme ad altri per questo motivo, viene prima condotto a Roma, poi costretto al confino ad Avezzano.

Prince, il rivoluzionario Pop

Il musicista di cui voglio trattare in questo articolo è da sempre sottostimato, quando invece meriterebbe di essere lodato per quello che realmente è: un assoluto genio della musica pop.

Prince, cantante e musicista di spiccato talento, ha caratterizzato il panorama pop degli anni ’80 (e non solo) con la sua musica elettrizzante, i suoi balli ambiguamente sensuali, la sua voce squillante.
Il carismatico musicista  in questione riesce infatti a far conciliare, con immensa abilità, la musica “nera” con quella new wave, unendo suoni “hendrixiani” a irresistibili melodie elettroniche, diluite in un ritmo dance.

Prince ha la straordinaria abilità di riuscire a produrre musica semplice e pop a tutti gli effetti, immergendola però in una miscela urbana, elettrica e densa di una raffinatezza unica. Una raffinatezza funk, sporca delle sue perversioni sessuali (basta ascoltare "If I Was Your Girlfriend"), e colma di sofisticatissimi arrangiamenti, da lui stesso curati.
E’ giusto ricordare infatti che questo abilissimo musicista è dotato di uno spiccato talento, che gli permette di poter arrangiare e suonare numerosissimi strumenti musicali.

Occupare o non occupare?

Occupare o non occupare? Questo è il dilemma. Anche quest'anno ci ritroviamo di fronte a questo dubbio amletico. Per protestare di motivi ce ne sarebbero questo anno tanti quanti lo scorso visto che le scuole crollano ancora e i soldi non arrivano. Ho sentito tante motivazioni per occupare quest'anno e tutte valide, poiché si riferiscono a problemi che persistono. Però non ho mai sentito parlare del perché si é scelto questo metodo di protesta, perchè farla ora e perché secondo loro così sarebbero stati ascoltati. Chi sostiene che questo sia l'unico metodo efficace per essere ascoltati non mi convince minimamente visto che sono anni che si occupa senza avere rilevanza se non trafiletti sui giornali locali e soprattutto senza ottenere risultato alcuno. A questo punto sarebbe da farsi un esame di coscienza e ragionare sul perché della scarsa efficacia di questa forma di protesta. Io personalmente credo sì che l'occupazione sia un metodo di protesta efficace, ma come é stata gestita fino ad adesso ci fa soltanto rimanere indietro sul programma scolastico e fare una pessima figura davanti all'opinione pubblica. Contrariamente a quest'anno, il precedente ho deciso di partecipare all'occupazione, perché tra le due c'è una differenza fondamentale: quella recente non aveva speranza di ottenere risultati. Quella di quest'anno, oltre ad essere disorganizzata, non faceva parte di un movimento. L'anno scorso abbiamo scelto di occupare quasi in sincronia con le altre scuole. Questa é la differenza fondamentale, ma comunque non è stata efficace. Per rendere la protesta efficace non bastano i buoni principi ma anche la rilevanza, e la forma dell'occupazione di una scuola per 3 giorni non basta. Qui allora ci si aprono 2 vie: o l'occupazione ad oltranza, che per la contraddizion che nol consente, non é praticabile o l'organizzazione di una occupazione "collettiva". L'unico metodo per farsi sentire é occupare tutti insieme, noi (benedetti-tommaseo), sarpi, marco polo, barbarigo, algarotti, fermi e tutti gli altri. Solo in questo modo ci potremmo fare ascoltare dallo stato con l'occupazione. Sempre che l'occupazione sia l'unico modo...

Federico Fontolan

Un mondo in crisi

Al giorno d'oggi è  impossibile non sentire o non aver mai sentito parlare della fantomatica crisi economica mondiale. La città di Venezia per nostra fortuna risulta ancora come un paradiso indipendente a questo deleterio male  che meschinamente si è impossessato dell'economia del nostro pianeta. Ma questo cataclisma, dove nasce? la crisi ormai è stata "battezzata" con il nome di "crisi del duemila", sebbene secondo le stime degli economisti ha cominciato ad essere mondiale all'inizio dell'anno 2008. La goccia che ha dato vita a quanto stiamo vivendo ancora oggi, facendo, come si suol dire, traboccare il vaso, è stata la cosiddetta crisi finanziaria dei Subprime, causata verso la fine dell'anno 2006 da parte delle banche statunitensi. Per Subprime si intendono quei mutui quasi privi di una garanzia, quindi facilmente adottabili anche dalle classi popolari più povere. La carenza di una valida garanzia di questi mutui e l'adattamento da parte di chi non poteva permetterseli ha comportato un rapido pignoramento dei beni materiali di quest'ultimi, mandando sul lastrico una buona parte della popolazione statunitense. Questo rapido impoverimento ha comportato anche una svalutazione dei beni immobili, dato che la classe media non poteva permettersi più l'acquisto di essi. Brevemente questo fantasma ha infestato tutti i paesi connessi all'America, compreso il nostro. Contemporaneamente in quei anni è avvenuto un grosso aumento del costo del petrolio che ha stabilito fino ai nostri giorni chi è il giocatore e chi sono le pedine nel gioco mondiale dell'oro nero. Molti politici ed economisti spacciano il 2014 come "l'anno della ripresa" ma, a mio parere, queste affermazioni non sono altro che futile demagogia.

L'uomo coraggioso non è colui che non prova paura, ma colui che riesce a superarla

Ore 11.20 di notte di Giovedì, torno a casa e mia mamma già a letto mi urla dalla camera: "Lo sai che è morto Mandela". Mi sono rabbuiato parecchio. 'Mandela.. è morto'.

Dal '62 al '90 Mandela soggiornò soprattutto a Robben Island, un'isola prigione al largo di Città del Capo. Era stato condannato all'ergastolo per tradimento anche se era innocente, ma andava condannato per qualche motivo perché ormai era diventato comandante dell'ala armata del gruppo African National Congress che promuoveva l'abbattimento dell'apartheid.  Mandela quindi ha anche avuto parte nella lotta violenta, ma probabilmente la grandezza di questo uomo, Madiba è il suo nome nel suo clan, è stata negli ultimi anni della vita. Dopo che il presidente de Klerk nel 1990 lo liberò dalla prigionia che lui aveva sempre sopportato. Poteva uscire prima in cambio della rinuncia alla lotta armata, ma Mandela, che era rimasto un leader anche in prigione, rifiutò l'offerto e rimase nella sua cella di tre passi. Nel '90 uscì, e presto fu acclamato presidente del African National Congress, nel '94 era già presidente del Sudafrica vincendo la prima elezione con il voto dei neri dopo l'apartheid contro lo stesso de Klerk con cui vinse il premio Nobel per la pace. E da qui Mandela si dimostrò il grandissimo uomo che fu. Guidò un paese sconvolto da tensioni per la rivoluzione appena vinta verso la democrazia e la pace. Parlare di riconciliazione nazionale era follia dopo una rivoluzione del genere. Ma Mandela, ora schieratosi per la politica della nonviolenza riuscì nell'intento di formare uno stato unico, di bianchi e di neri, di ex coloni ed ex colonizzatori. Le tensioni e le divisioni non si superano in un battito di ciglia si sa, ma il passo più grande Nelson Mandela è riuscito a spostarlo.
Ma lasciamo parlare Mandela: Questa parte delle sue parole del discorso di insediamento del 10 Maggio 1994:

Il coraggio di essere se stessi

“In questa generazione ci pentiremo non solo per le parole e per le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone.” 
-Martin Luther King

Il rivoltoso sconosciuto di Piazza Tienanmen
(foto
di Jeff Widener, Associated Press)
Il 5 giugno del 1989 un ragazzo sconosciuto fa uno dei gesti più coraggiosi della storia: poco distante da piazza Tienanmen si pone davanti ai carri armati cinesi e sbarra loro la strada. Quei carri armati erano lì per sedare la rivolta nel sangue, erano lì per terrorizzare ma egli, solo, tirò fuori abbastanza coraggio da bloccarli. Ma chi è quel ragazzo? Il fatto che non sappiamo chi sia è un invito a domandarci proprio questo e così ad innalzarlo fino al mondo dei simboli. Quella camicia bianca è indossata da tutti coloro che hanno il coraggio di dire no ai soprusi, che hanno il coraggio di uscire dall'omertà e dalla cultura del ‘non è un problema mio, in fin dei conti non stanno sparando a me’, è indossata da tutti coloro che hanno il coraggio di essere se stessi anche quando tutti gli altri corrono via o sbagliano, di distinguersi dalla massa.

Coraggio di dire la verità: l'informazione malata

Che l'informazione italiana sia malsana è una notizia che abbiamo già sentito, nonostante l'Italia sia classificata solo al 57esimo posto su 179 nella classifica mondiale della libertà di informazione, superata da paesi come l'Uruguay o il Ghana (dati gennaio 2013 rsfitalia.org). La nostra informazione è spesso venduta al miglior offerente, alle pubblicità, a chi se la può permettere. I quotidiani si stanno trasformando in bollettini di partito che spesso manipolano e nascondono le notizie, schiavi del numero di copie cartecee vendute e costretti a cercare lo scoop, arrivando a inventare situazioni improbabili per far scalpore.
Esempio lampante di questa situzione, che non lascia molta speranza di redenzione, è stato l'incontro dei rappresentanti degli studenti del nostri istituto e del Preside con una giornalista di RaiTre, rete nazionale, tenutosi qualche settimana fa. Il servizio che la giornalista era intenzionata a mandare in onda riguardava un confronto tra la situazione dell'edilizia scolastica al nord e al sud. Arrivata a scuola, ci ha spiegato il suo progetto e ci ha chiesto di mostrarle le situazioni drammatiche degli edifici delle nostre strutture. Per farci capire, ci porta anche un esempio di quello che cerca: in una scuola di Palermo, ha filmato una palestra costruita da appena tre anni con il tetto cadente e le infiltrazioni d'acqua.
Per quanto a noi studenti piaccia lamentarci e occupare a causa dell'edilizia scolastica, la nostra scuola non ha situazioni drammatiche in questo senso.
Le crepe sui muri, il cortile, i bagni del sottoscala e il quarto piano inagibile del palazzo Sarpi, i tetti scrostati e cadenti del palazzo Martinengo e perfino i bagni puzzolenti delle ragazze. Il cameraman filma tutto con ingordigia, sotto la direzione della giornalista, che si accanisce su ogni particolare, lo racconta al suo microfono con tono tragico e poi quando finisce la ripresa: "Con questo non mi mandano in onda, devo trovare qualcosa di più forte".
Si attacca al telefono per trovare una situzione da filmare avidamente e da mostrare alla nazione, inerte davanti al telegiornale, che così potrà convincersi ancora una volta che non c'è nulla che funzioni in questo paese disastrato.

Coraggio

Lara era una ragazza che, a prima vista, sembrava perfettamente uguale a chiunque altro. La mattina andava a scuola, la sera usciva con gli amici. Tutto normale insomma, se non fosse per un particolare: lei conosceva già il suo futuro. Quando era piccola infatti, aveva avuto un incidente con uno strano macchinario, e si era ritrovata ad osservare, quasi fosse un film, tutta la sua vita. Conosceva già tutto quello che le sarebbe dovuto succedere, e non osava sottrarsi a questo suo destino, d'altra parte non era mai stata una ragazza particolarmente coraggiosa, o almeno questo è quello di cui lei era convinta. Aveva deciso di studiare storia non per inclinazione personale, ma perché lo aveva previsto. Aveva deciso le persone da frequentare, non perché le trovasse particolarmente simpatiche o speciali, ma perché dovevano essere quelle. Non tentava nemmeno di sviluppare delle idee sue, perché tanto sapeva quali idee alla fine avrebbe dovuto avere. Tutto ciò l'aveva portata ad un costante senso di infelicità, incomprensione e vuoto mentale. Si era rassegnata ad avere un destino segnato, e non aveva mai avuto nemmeno il coraggio di tentare di cambiarlo, aveva troppa paura di combinare qualche guaio, interferendo con il tempo. Un giorno però, in un momento di particolare frustrazione esistenziale, pensò che non aveva senso continuare un'esistenza del genere, troppo monotona, scontata e conosciuta, che dopotutto la vita dev'essere un'avventura, una continua scoperta, un perenne viaggio verso l'ignoto, e dunque la sua non era vita.

Le ali del coraggio

Vi è un bosco erto sul sentiero,
troppo fitto perché il mio passo lo possa attraversare.

Vi è l’ignoto oltre la selva,
avvolto da un’oscurità attraverso cui i miei occhi non possono guardare.

 Sicura è la strada che ho percorso,
essa mi può portare lontano dalla foresta: su un'altra via

Eppure la macchia che tanto mi inquieta so essere su la via che il mio cuore vuole seguire,
il buio di un destino incerto il futuro che sembra più giusto al mio animo.

Spuntano così grandi ali sulla mia schiena,
due ali create per il volo.

Ma un macigno appare e mi inchioda al sentiero,
sa che troppo pericolo è nascosto la dove io voglio andare.

Troppo forte è lo slancio del volo ,
e il masso è sollevato da terra con me.

Non sparisce il suo peso,
ma non blocca il mio viaggio.

Marcello del Majno e Ludovica AnnaMaria

Il coraggio e la paura

 Spesso pensiamo che non avere paura sia sinonimo di coraggio,  in realtà quella è solo incoscienza. Se fosse vero allora sarebbe giusto dire “La coscienza è paura, l’incoscienza è coraggio”(Alberto Moravia) .
La paura infatti è naturale, è la nostra risposta a ciò che percepiamo come un pericolo (reale o irreale che sia): è il nostro istinto di sopravvivenza che ce la fa provare.
Il coraggio quindi non deve cancellare la paura ma deve essere la capacità di gestirla, vincerla e saperci convivere. (“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti è incoscienza” Giovanni Falcone. “ Il coraggio è resistere alla paura e dominio delle paura, ma non assenza di pura” Mark Twai).
Il coraggio è essenziale per vivere, esattamente come la paura, e con essa deve collaborare.
Ci permette di non bloccarci e affrontare le situazioni, ma ben consci del pericolo che per noi rappresentano e quindi non sprovveduti ma consapevoli e preparati.
Senza il coraggio passeremo la vita a nasconderci per non dover mai affrontare nulla di ciò che ci spaventa, e qualora vivessimo un esperienza che suscita in noi ansia, paura o terrore, non riusciremo ad affrontarla, rimanendone per sempre segnati (ovviamente in base a quanto ci ha colpito); e questa vita non si può definire tale.
Non solo, come la paura ci può salvare la vita, facendoci evitare i pericoli, anche il coraggio può fare lo stesso. Se infatti siamo in una situazione di rischio, per quanto spaventosa, dobbiamo riuscire a non bloccarci ,e, se necessario, ad attuare anche gesti che abbiamo timore di compiere. Quindi questi due sentimenti, audacia e angoscia, devono lavorare insieme perché possano esserci utili.

Marcello del Majno 

Catfish, pompieri, marrone, Socrate

Risposte alla domanda:"Cos'è per te il coraggio?"

Come avete notato dal sottotitolo, ho chiesto in giro cosa pensino le persone del coraggio. L'ho fatto perché, quando mi si dice coraggio, non riesco ad associarci nessun comportamento specifico. Come posso io sapere, per esempio, se il coraggio sia mantenere il lato creativo di se stessi in questa società che vuole l'efficienza oppure se sia più coraggioso trovare un posto all'interno di questa società?
Coraggioso è chi ripara i cocci dopo una sconfitta o chi affronta l'ignoto creandosi una nuova vita?
Oppure ancora, il coraggio di una persona comune che ogni giorno affronta la vita nel suo lato più banale e inappagante si può paragonare con il coraggio che serve nelle eclatanti gesta degli eroi?
Oltre a questo relativismo concettuale, un altro motivo per cui non riesco ad associare niente al coraggio lo si potrebbe cercare nella poesia "Lentamente muore" di Martha Medeiros, erroneamente attribuita a Pablo Neruda:

"Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Ai sognatori di tutto il mondo


Avevo cinque anni quando mio padre disegnò uno scafandro e mi mostrò come riprodurlo. Perché uno scafandro? Probabilmente era l'influenza di “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne. Ma io sono rimasto colpito perché questo scafandro sembrava l'armatura di un cavaliere della tavola rotonda; era un guerriero del mare.
Ho voluto che Corto fosse un marinaio perché questo offre molte possibili avventure. Un marinaio è molto più libero di un aviatore. Un marinaio ha un lato romantico. L'anello che Corto porta all'orecchio sinistro significa che fa parte della marina mercantile. Per me Corto è l'Ulisse di Omero. 
 
Con queste parole di Hugo Pratt introduco il personaggio di Corto Maltese, non saprei trovarne di migliori. Una ballata del mare salato. Successivamente vennero pubblicate molte altre storie di lui e, a partire dagli anni settanta, alcune di esse vennero animate per il grande schermo. L'ultima realizzazione, dalla quale sono tratti gli episodi che presenterò, risale al 2002. In questa opera sono stati disegnati sette film, che vanno dall'episodio unico alla raccolta di più cortometraggi.

Maltese fece la sua prima comparsa nel 1967 nella saga de Una ballata del mare salato. Successivamente vennero pubblicate molte altre storie di lui e, a partire dagli anni settanta, alcune di esse vennero animate per il grande schermo. L'ultima realizzazione, dalla quale sono tratti gli episodi che presenterò, risale al 2002. In questa opera sono stati disegnati sette film, che vanno dall'episodio unico alla raccolta di più cortometraggi.

martedì 17 dicembre 2013

Pagelle torneo Sigalotti - qualificazioni

Girone di qualificazione di calcio a 11 per accedere alle semifinali del torneo “Sigalotti”

Ballarin: 9
Per primo data l’insistenza con cui richiedeva le pagelle! Si meriterebbe di più perché si vedeva da 10 miglia l’abisso tra lui e tutti gli altri: barbone (sempre di più, assurdo!) e sbarbati… ma ovviamente lui deve esagerare finendo a intestardirsi pur di fare un cazzo di goal che arriva dopo più di un’ora KRAKEN

Ferretti: S.V.
Spettatore non pagante dell’assolo benedettino, grazie al clima siberiano sognava un caffè delle macchinette così verosimilmente che per poco non provava a bersi il pallone VISIONARIO

Berton: 178/21
Senza particolari motivi corre su e giù sulla fascia urlando ARRIBA! ARRIBA! Non servono altre spiegazioni… forse qualcuna servirebbe a lui visto che era finito insieme alla prima partita SPEEDY GONZALEZ

Vallatta: 7.5
Sente il peso della squadra sul suo culone da ebony (numero 10 e capitano per lui) ed infatti alterna giocate illuminanti a colpi degni del peggior Bernardo Corradi. Quando il pallone inizierà a pesare siamo sicuri che lui ci sarà LEADER

domenica 15 dicembre 2013

Yeezus

Yeezus, l’ultimo album di Kanye West, vuole essere l’argomento di questo nuovo articolo.
Il perché di questa scelta è semplice: Kanye West ha avuto, con Yeezus, il coraggio di provare a mettere in commercio qualcosa di nuovo, nel senso letterale del termine, e ho voluto quindi valorizzare questa sua ammirabile scelta, dedicandogli questo articolo.

Kanye West
Gli elementi che caratterizzano quest’album sono le infinità di suoni e idee veramente interessantiche ci possiamo trovare. Infatti Kanye West, probabilmente per esaltare il suo ego, ma anche per la sua vena artistica, è riuscito a pubblicare un album che si differenzia da tutto il resto con il suo sound “underground” e spavaldo allo stesso tempo; Kanye sembra infatti rivolgersi al suo pubblico dicendo: “Ammirate e state zitti, stronzi”. D’altronde come lo si potrebbe smentire? Le ritmiche di questo album sono talmente coinvolgenti che quasi ti emozionano; le linee di basso sono così minimaliste e potenti allo stesso tempo che non avrebbero potuto esser migliori; e i suoni di questo album, in definitiva, dovrebbero essere una sorta d’incentivo per tutti i rapper a “non fare sempre la stessa cazzata”.
Numerosi sono i produttori che hanno affiancato Kanye West nella produzione di questo album: Daft Punk, Lunice, Hudson Mohawke tra i tanti. Quest’ultimo, Hudson Mohawke, è forse il più talentuoso fra tutti i 24 producers che hanno collaborato a Yeezus e colgo infatti l’occasione per consigliare l’ascolto del suo album Butter (2009), che è letteralmente una “figata electro-progressive”.

Editoriale - Coraggio

Quanti modi esistono per dimostrare il proprio coraggio?
Moltissimi.

Il tentare di superare una situazione difficile con tutte le proprie forze è certamente uno di questi. Ogni giorno veniamo sempre maggiormente messi alla prova dalle più svariate situazioni che la vita ci pone davanti. Spesso sono sciocchezze e basta poco per dimostrare il proprio coraggio, ma altre volte ci vuole veramente molta fatica per superare queste difficoltà. Lo svantaggio, il 'lato negativo', esistono sempre, e sono presenti in ogni scelta, ma il coraggio sta proprio nel non guardare loro in faccia, nel prendere la più giusta decisione possibile senza disinteressarsene o rimandarla. Ci vuole spesso più coraggio nel convincersi di prendere una decisione che nel fatto stesso di prenderla.

L'esprimere con convinzione e senza paura di essere giudicati le proprie opinioni è un altro ottimo esempio per testare il proprio coraggio. Troppe volte questa società ci spinge, apertamente o più di nascosto, ad inseguire la massa, a non distaccarsene e a reprimere le proprie voglie di contestazione ed espressione. Cerchiamo quindi di esternare i nostri pensieri, di condividere le nostre posizioni con fermezza e coraggio, mai mancando di educazione, senza alcun timore di venire respinti o criticati dagli altri. Il nostro intervento non potrà mai essere di disturbo, servirà solamente ad arricchire il nostro interlocutore da un punto di vista culturale, e a fargli mettere in continua discussione le proprie certezze. Sono state proprio le idee di pochi a cambiare il mondo, di certo non quelle della massa.

Coraggio

Ciao, sono Oliver. Oggi vi racconto di come un gesto di coraggio mi ha cambiato la vita.

Era il primo giorno di liceo; tutti erano molto nervosi tranne me e i miei amici perché eravamo un gruppo forte. Entrati nel cortile gli insegnati hanno cominciato a chiamare i ragazzi uno ad uno per formare la classe e il mio sguardo è caduto su un ragazzo debole che che non avevo mai visto e la coincidenza era che era in classe con me.
I primi mesi di scuola sono passati molto velocemente conoscendo nuova gente, facendo verifiche, prendendo in giro Marco (quel ragazzo debole) e conoscendo la notizia che due ragazzi saranno scelti per le gare sportive in febbraio. Marco in classe era molto attivo. Era un secchione e per questo veniva preso in giro da tutti ma sopra tutto da me. Ma, per difendersi, non faceva niente: non rispondeva agli insulti o alle spinte. Era un tipo strano! Con passare del tempo siamo finalmente arrivati a febbraio e un giorno è entrato in classe l'insegnante di ginnastica. Aveva in mano un foglio sul cui c'era il mio nome e quello di Marco. Eravamo scelti per le gare sportive! Io ero shoccato: non perché ho sentito il mio nome ma perché ho sentito quello di Marco. Le gare cominciavano a maggio e fino a quel mese c'erano i giorni di allenamento. Con mia grande sorpresa ho scoperto che Marco andava bene però questo non ha cambiato i nostri rapporti; non perché lui non voleva ma perché io non volevo.