mercoledì 18 dicembre 2013

Il coraggio di essere se stessi

“In questa generazione ci pentiremo non solo per le parole e per le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone.” 
-Martin Luther King

Il rivoltoso sconosciuto di Piazza Tienanmen
(foto
di Jeff Widener, Associated Press)
Il 5 giugno del 1989 un ragazzo sconosciuto fa uno dei gesti più coraggiosi della storia: poco distante da piazza Tienanmen si pone davanti ai carri armati cinesi e sbarra loro la strada. Quei carri armati erano lì per sedare la rivolta nel sangue, erano lì per terrorizzare ma egli, solo, tirò fuori abbastanza coraggio da bloccarli. Ma chi è quel ragazzo? Il fatto che non sappiamo chi sia è un invito a domandarci proprio questo e così ad innalzarlo fino al mondo dei simboli. Quella camicia bianca è indossata da tutti coloro che hanno il coraggio di dire no ai soprusi, che hanno il coraggio di uscire dall'omertà e dalla cultura del ‘non è un problema mio, in fin dei conti non stanno sparando a me’, è indossata da tutti coloro che hanno il coraggio di essere se stessi anche quando tutti gli altri corrono via o sbagliano, di distinguersi dalla massa.

Distinguersi da tutti gli altri è un atto di estremo coraggio anche in altri contesti. Noi, per fortuna, non dobbiamo ogni giorno fermare dei carri armati che sedano rivolte, noi però ogni giorno dobbiamo da scegliere se essere noi stessi, dire la nostra oppure no. Come tanti hanno preferito ignorare i carri armati perché non stavano bombardando la propria casa, anche noi preferiamo spesso ignorare, lasciar perdere quello che non ci danneggia direttamente. Forse l’esempio più eclatante: i giornali riportano spesso casi di bullismo in cui i bulli bullizzano mentre gli astanti stanno fermi, stanno a guardare, ridono ‘come fanno tutti’. Nessuno ha il coraggio di alzarsi e dire: “Stop, a me non va bene”, il rivoltoso sconosciuto ce l’ha avuto quel coraggio, anzi maggiore, perché poteva finire sotto i cingoli di un carro armato. Secondo la leggenda lui ha detto salendo sulla torretta del carro armato: "Perché siete qui? La mia città è nel caos per colpa vostra". Questo è chiaramente solo un modo di leggere il coraggio di quel giovane: il fatto che lui fosse solo, non in un corteo o un cordone umano.
Non si sa che fine abbia fatto quel ragazzo, per i più è stato prelevato una settimana, quindici giorni, un paio di mesi dopo il fatto e fatto sparire dal governo cinese. Sarà morto, sarà vivo, poco importa, lui ci mostra un grande atto di coraggio che noi dovremmo imparare a vedere e nel nostro piccolo riprodurre. Io in primis.

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