domenica 15 dicembre 2013

Coraggio

Ciao, sono Oliver. Oggi vi racconto di come un gesto di coraggio mi ha cambiato la vita.

Era il primo giorno di liceo; tutti erano molto nervosi tranne me e i miei amici perché eravamo un gruppo forte. Entrati nel cortile gli insegnati hanno cominciato a chiamare i ragazzi uno ad uno per formare la classe e il mio sguardo è caduto su un ragazzo debole che che non avevo mai visto e la coincidenza era che era in classe con me.
I primi mesi di scuola sono passati molto velocemente conoscendo nuova gente, facendo verifiche, prendendo in giro Marco (quel ragazzo debole) e conoscendo la notizia che due ragazzi saranno scelti per le gare sportive in febbraio. Marco in classe era molto attivo. Era un secchione e per questo veniva preso in giro da tutti ma sopra tutto da me. Ma, per difendersi, non faceva niente: non rispondeva agli insulti o alle spinte. Era un tipo strano! Con passare del tempo siamo finalmente arrivati a febbraio e un giorno è entrato in classe l'insegnante di ginnastica. Aveva in mano un foglio sul cui c'era il mio nome e quello di Marco. Eravamo scelti per le gare sportive! Io ero shoccato: non perché ho sentito il mio nome ma perché ho sentito quello di Marco. Le gare cominciavano a maggio e fino a quel mese c'erano i giorni di allenamento. Con mia grande sorpresa ho scoperto che Marco andava bene però questo non ha cambiato i nostri rapporti; non perché lui non voleva ma perché io non volevo.

Poi è arrivato il grande mese, maggio. Le prime gare erano facili però la competizione è cominciata quando eravamo contro la scuola Santa Teresa. I ragazzi di questa scuola erano buoni fuori ma cattivissimi dentro come dei piccoli diavoli travestiti da angeli. Dunque le prime gare sono passate facilmente ovviamente con la vittoria della nostra squadra. Alla fine della giornata c'erano le semifinali. Terminate queste era finita la prima giornata delle gare; la conclusione sarebbe stata il giorno dopo con la finale: la nostra squadra contro Santa Teresa. Usciti dagli spogliatoi ho cominciato a camminare verso casa, accelerando il mio passo per evitare qualsiasi conversazione con Marco. Appena girato l'angolo senti un forte pugno dritto nello stomaco, e un altro, e altri ancora finché non mi ritrovai a terra quasi incosciente. Ad un certo punto sentii due passi.

Sembrò che questi passi attirarono l'attenzione dei "diavoli". Vidi una figura che gli urlava contro ma, quando i ragazzi cominciarono a tirare pugni, lui cercò di resistere ma non era sufficiente contro il gruppo così la figura finì come me per terra abbattuto dai pugni e dolore. Guardando le facce dei ragazzi del gruppo capì chi erano: i ragazzi di Santa Teresa. Poi guardò la faccia del ragazzo e capì che era Marco... era troppo tardi per parlare,troppo tardi per aiutarlo, troppo tardi per dire che avevo sbagliato e di quanto mi dispiaceva perché, pian piano, vidi la vita lasciare i suoi occhi che ormai si stavano chiudendo. Da quel momento la domande "perché ha perso la vita per uno come me?" e "perché mi ha aiutato?". Purtroppo nessuno poteva risponderle e io dovevo vivere con il dolore, dubbio e colpevolezza nel mio cuore per sempre.
"Perché, Marco?"
La prova più dura nella nostra vita è di aspettare il momento giusto per mostrare il coraggio.

Mariam Taufiq

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