Dal '62 al '90 Mandela soggiornò soprattutto a Robben Island, un'isola prigione al largo di Città del Capo. Era stato condannato all'ergastolo per tradimento anche se era innocente, ma andava condannato per qualche motivo perché ormai era diventato comandante dell'ala armata del gruppo African National Congress che promuoveva l'abbattimento dell'apartheid. Mandela quindi ha anche avuto parte nella lotta violenta, ma probabilmente la grandezza di questo uomo, Madiba è il suo nome nel suo clan, è stata negli ultimi anni della vita. Dopo che il presidente de Klerk nel 1990 lo liberò dalla prigionia che lui aveva sempre sopportato. Poteva uscire prima in cambio della rinuncia alla lotta armata, ma Mandela, che era rimasto un leader anche in prigione, rifiutò l'offerto e rimase nella sua cella di tre passi. Nel '90 uscì, e presto fu acclamato presidente del African National Congress, nel '94 era già presidente del Sudafrica vincendo la prima elezione con il voto dei neri dopo l'apartheid contro lo stesso de Klerk con cui vinse il premio Nobel per la pace. E da qui Mandela si dimostrò il grandissimo uomo che fu. Guidò un paese sconvolto da tensioni per la rivoluzione appena vinta verso la democrazia e la pace. Parlare di riconciliazione nazionale era follia dopo una rivoluzione del genere. Ma Mandela, ora schieratosi per la politica della nonviolenza riuscì nell'intento di formare uno stato unico, di bianchi e di neri, di ex coloni ed ex colonizzatori. Le tensioni e le divisioni non si superano in un battito di ciglia si sa, ma il passo più grande Nelson Mandela è riuscito a spostarlo.
Ma lasciamo parlare Mandela: Questa parte delle sue parole del discorso di insediamento del 10 Maggio 1994:
“… oggi, tutti noi, conferiamo gloria e speranza alla neonata libertà.”
“Dall'esperienza di uno straordinario disastro umano durato troppo a lungo, deve nascere una società di cui tutta l'umanità sarà fiera.”
“Siamo invasi da un senso di gioia ed euforia quando l'erba diventa verde e i fiori sbocciano.
L'unità spirituale e fisica che tutti noi condividiamo con la nostra terra, spiega l'entità del dolore che tutti noi portavamo nei nostri cuori nel vedere il nostro Paese che si autodistruggeva in un conflitto terribile, nel vederlo ripudiato, bandito e isolato dai popoli della Terra, precisamente perché era diventato la base universale di un'ideologia perniciosa, di pratiche e di oppressione razziste.”
“Confidiamo che resterete al nostro fianco mentre affronteremo la sfida di costruire una società pacifica, prospera, non sessista, non razzista e democratica.”
“E' giunta l'ora di rimarginare le ferite. E' giunta l'ora di colmare i divari che ci dividono. Questo è il tempo di costruire. Abbiamo finalmente raggiunto l'emancipazione politica.”
“Ci impegniamo a costruire una pace completa, giusta e durevole.”
“Assumiamo ufficialmente il compito di costruire una società in cui tutti i sudafricani, neri e bianchi, potranno camminare a testa alta, senza alcun timore, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana.”
“Una nazione di tutti i colori, in pace con se stessa e con il mondo.”
“Dedichiamo questo giorno a tutti gli eroi e le eroine in questo Paese e nel resto del mondo, che si sono sacrificati in tanti modi e hanno dato la vita, perché noi fossimo liberi.”
“Ci sia giustizia per tutti. Ci sia pace per tutti. Ci siano lavoro, pane, acqua e sale per tutti.” “Il sole non tramonterà mai... su una conquista umana tanto gloriosa. La libertà regni sovrana.”
da corriere.it
Andrea Colovini
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