domenica 15 dicembre 2013

Yeezus

Yeezus, l’ultimo album di Kanye West, vuole essere l’argomento di questo nuovo articolo.
Il perché di questa scelta è semplice: Kanye West ha avuto, con Yeezus, il coraggio di provare a mettere in commercio qualcosa di nuovo, nel senso letterale del termine, e ho voluto quindi valorizzare questa sua ammirabile scelta, dedicandogli questo articolo.

Kanye West
Gli elementi che caratterizzano quest’album sono le infinità di suoni e idee veramente interessantiche ci possiamo trovare. Infatti Kanye West, probabilmente per esaltare il suo ego, ma anche per la sua vena artistica, è riuscito a pubblicare un album che si differenzia da tutto il resto con il suo sound “underground” e spavaldo allo stesso tempo; Kanye sembra infatti rivolgersi al suo pubblico dicendo: “Ammirate e state zitti, stronzi”. D’altronde come lo si potrebbe smentire? Le ritmiche di questo album sono talmente coinvolgenti che quasi ti emozionano; le linee di basso sono così minimaliste e potenti allo stesso tempo che non avrebbero potuto esser migliori; e i suoni di questo album, in definitiva, dovrebbero essere una sorta d’incentivo per tutti i rapper a “non fare sempre la stessa cazzata”.
Numerosi sono i produttori che hanno affiancato Kanye West nella produzione di questo album: Daft Punk, Lunice, Hudson Mohawke tra i tanti. Quest’ultimo, Hudson Mohawke, è forse il più talentuoso fra tutti i 24 producers che hanno collaborato a Yeezus e colgo infatti l’occasione per consigliare l’ascolto del suo album Butter (2009), che è letteralmente una “figata electro-progressive”.

Tornando a Yeezus, nonostante la moltitudine di sonorità di quest’album, tutte convergono verso un sound così cupo e compresso, che sembra quasi sfociare in una forma di “aggressività sonora”. Ne è un esempio la prima traccia, On Sight, che ha una base talmente distorta che sembra essere sul punto d’implodere su se stessa. Inoltre presenta al suo interno un affascinante stacco, che ci propone un altro brano totalmente estraneo (campionato da He'll Give Us What We Really Need dell’Holy Name Of Mary Choral Family), sul quale però possiamo fare soltanto uno zoom, perché dopo poco ritorna alle nostre orecchie la base iniziale con i suoi bassi distruttivi ed esageratamente saturati che si ispirano palesemente ad Acid Tracks dei Phuture. Kanye West nel frattempo continua a narrare le sue numerose vicende mentre la base sembra perdere il controllo… E’ qui che arriva Black Skinhead, che con la sua particolare ritmica ci prende da subito. Ed ecco che Kanye grida: “God! God! God! God!”, dette con una tale aggressività che sembra che voglia insultare il Signore, o meglio sfidarlo ed emularlo (in questo modo si potrebbe spiegare anche l’assonanza dei termini Yeezus e Jesus). In linea con questo atteggiamento spavaldo di Kanye è il seguente pezzo: I Am A God. Il narcisismo di Kanye arriva al culmine. Come un po’ in tutto l’album, i bassi sono martellanti e quella atmosfera “dark” permane. Ma ecco che in questo pezzo quell’angoscia oltrepassa il limite: si sentono delle urla terrorizzanti, che però subito dopo ci portano verso le voci di un coro, che svolge una sorta di funzione “risolutiva”.
Nella quarta traccia dell’album, New Slaves, una ritmica ripetitiva, quasi ossessionante, ribadita da numerosi sintetizzatori, vuole provare a colpirci, aggredirci per poi condurci a una successione di vocalizzi colmi di speranza, intonati sul sample di Gyöngyhajú lány degli Omega, ai quali partecipa anche Frank Ocean.
Apparentemente percepiamo una “pace sonora” con Hold My Liquor, fino a che Kanye West perde nuovamente il controllo e lascia la sua “indole schizofrenica” totalmente libera. I bassi di questo pezzo ci travolgono e tentano di assalirci sul piano emotivo. A risollevarci da questo punto di vista, sono le voci, che cercano di rassicurarci con poche e semplici frasi: “I heard you need a new girl…”.
La voce di Kanye su I’m In It sembra letteralmente quella di uno stupratore. Non ne può più e noi assistiamo al suo impeto di rabbia, disperato, rassegnato. La base non vuole essere da meno e non le resta quindi che assecondare questo suo impeto a gridare. Il risultato è totalmente alienante.
Blood On The Leaves presenta una voce modificata, campionata da Strange Fruit eseguita da Nina Simone (la versione originale è però di Billie Holiday), che ci accompagna per tutto il pezzo. Arriva subito ad assisterla la voce di Kanye “corretta” dall’Auto-tune per permettergli d’intonare melodie artificiali ed assolutamente esagerate (d’altronde l’ego stesso di Kanye West è esagerato). Ma non finisce qui: al culmine di uno dei numerosi vocalizzi di Kanye, sopraggiunge una sezione fiati elettronica che letteralmente ci travolge. Seguono subito delle rielaborazioni dei pezzi R U Ready dei TNGHT e Down For My Niggaz di Snoop Dogg che si succedono perfettamente e articolano questo brano nel miglior modo possibile.
Guilt Trip, il pezzo successivo, presenta al suo interno un arrangiamento veramente articolato: voci che si uniscono alla ritmica, scandita a ritmo house, sintetizzatori che accompagnano la voce modificata di Kanye e molto altro. Questo “caos sonoro” si presenta per tutto il pezzo fino all’avvento di una sezioni d’archi che intona una semplice melodia su un bit altrettanto semplice ed efficace. Colgo inoltre l’occasione per ricordare che proprio questa melodia piacque in particolar modo all’ormai defunto Lou Reed, quando la elogiò in un articolo su Yeezus, da lui stesso scritto.
Un bit house e una profonda voce che parla incessantemente sono le fondamenta del pezzo che segue: Send It Up. Ma a sostenere questa base così scarna arrivano degli arrangiamenti minimalisti perfettamente inseriti e la rappata di Kanye che si conclude con un ritornello cantato, “rubato” da Memories di Beenie Man.
Bound 2 è l’ultimo pezzo di questo album; c’è da dire che non sarebbe potuto finire in modo migliore. Questo brano gioca tutto su un insieme di voci (prese da Bound dei Ponderosa Twins Plus One, e Sweet Nothin’s di Brenda Lee) che ci accompagnano per tutto il pezzo, svolgendo una funziona parodica. Anche in questa traccia sopraggiunge una “melodia extra” (ripresa da Aeroplane (Reprise) dei Wee) cantata da Charlie Wilson che stravolge l’andamento del brano e ce lo fa anche, in un certo senso, amare.

In conclusione, c’è da dire che è proprio questa sovrapposizione di melodie e “pezzi extra”, incollati tra di loro con assoluta maestria all’interno dello stesso brano che caratterizza l’intero album. Infatti tutti i brani dell’album presentano una struttura “pluristratificata” e ognuno di essi ci appare come una storia a se stante. Però anche se ogni pezzo possiede una propria dinamica e una propria articolazione, tutti sono legati tra di loro e “impacchettati” perfettamente. Ed è per questo che vi consiglio questo “pacchetto”, ovvero questo album, che Kanye West ha avuto il coraggio di pubblicare, surclassando di brutto i suoi colleghi rapper.
Vi consiglio quindi l’ascolto di Yeezus. Premetto: non è assolutamente un capolavoro, ma è piuttosto una gran figata che ognuno dovrebbe provare ad apprezzare.

I just talked to Jesus
He said: “What up Yeezus?”

Kanye West - I Am A God


Giovanni Aldegheri

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