Che l'informazione italiana sia malsana è una notizia che abbiamo
già sentito, nonostante l'Italia sia classificata solo al 57esimo posto su 179
nella classifica mondiale della libertà di informazione, superata da paesi come
l'Uruguay o il Ghana (dati gennaio 2013 rsfitalia.org). La nostra informazione è
spesso venduta al miglior offerente, alle pubblicità, a chi se la può
permettere. I quotidiani si stanno trasformando in bollettini di partito che spesso
manipolano e nascondono le notizie, schiavi del numero di copie cartecee
vendute e costretti a cercare lo scoop, arrivando a inventare situazioni
improbabili per far scalpore.
Esempio lampante di questa situzione, che non lascia molta
speranza di redenzione, è stato l'incontro dei rappresentanti degli studenti
del nostri istituto e del Preside con una giornalista di RaiTre, rete
nazionale, tenutosi qualche settimana fa. Il servizio che la giornalista era
intenzionata a mandare in onda riguardava un confronto tra la situazione
dell'edilizia scolastica al nord e al sud. Arrivata a scuola, ci ha spiegato il
suo progetto e ci ha chiesto di mostrarle le situazioni drammatiche degli
edifici delle nostre strutture. Per farci capire, ci porta anche un esempio di
quello che cerca: in una scuola di Palermo, ha filmato una palestra costruita
da appena tre anni con il tetto cadente e le infiltrazioni d'acqua.
Per quanto a noi studenti piaccia lamentarci e occupare a causa dell'edilizia scolastica, la nostra scuola non ha situazioni drammatiche in questo senso.
Per quanto a noi studenti piaccia lamentarci e occupare a causa dell'edilizia scolastica, la nostra scuola non ha situazioni drammatiche in questo senso.
Le crepe sui muri, il cortile, i bagni del sottoscala e il
quarto piano inagibile del palazzo Sarpi, i tetti scrostati e cadenti del
palazzo Martinengo e perfino i bagni puzzolenti delle ragazze. Il cameraman
filma tutto con ingordigia, sotto la direzione della giornalista, che si
accanisce su ogni particolare, lo racconta al suo microfono con tono tragico e
poi quando finisce la ripresa: "Con questo non mi mandano in onda, devo
trovare qualcosa di più forte".
Si attacca al telefono per trovare una situzione da filmare
avidamente e da mostrare alla nazione, inerte davanti al telegiornale, che così
potrà convincersi ancora una volta che non c'è nulla che funzioni in questo
paese disastrato.
Le considerazioni che si possono trarre sono diverse. Prima
di tutto, la disinformazione paradossalmente parte dalla giornalista stessa,
che ha scelto una situazione particolare, come quella di Venezia centro storico,
per rappresentare in generale il nord Italia. Disinformazione che si irraggia
nel servizio tv che non farà vedere la realtà, cioè che esistono scuole che
sono gestite al meglio per la scarsità di mezzi a loro disposizione, che i
nostri problemi non sono di edilizia fatiscente, ma di spreco di fondi
destinati alla costruzione. Non manderà in onda quello che noi abbiamo mostrato
a lei, giornalista professionista, ma quello che lei ha visto e riadattato per
appagare la sua sete di scoop, perchè "altrimenti non mi mandano il
servizio". La verità barattata con tre minuti di servizio al telegiornale.
Probabilmente il servizio non è andato in onda e non ci andrà mai.
Probabilmente il servizio non è andato in onda e non ci andrà mai.
Sofia Cutrone
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