mercoledì 18 dicembre 2013

Coraggio di dire la verità: l'informazione malata

Che l'informazione italiana sia malsana è una notizia che abbiamo già sentito, nonostante l'Italia sia classificata solo al 57esimo posto su 179 nella classifica mondiale della libertà di informazione, superata da paesi come l'Uruguay o il Ghana (dati gennaio 2013 rsfitalia.org). La nostra informazione è spesso venduta al miglior offerente, alle pubblicità, a chi se la può permettere. I quotidiani si stanno trasformando in bollettini di partito che spesso manipolano e nascondono le notizie, schiavi del numero di copie cartecee vendute e costretti a cercare lo scoop, arrivando a inventare situazioni improbabili per far scalpore.
Esempio lampante di questa situzione, che non lascia molta speranza di redenzione, è stato l'incontro dei rappresentanti degli studenti del nostri istituto e del Preside con una giornalista di RaiTre, rete nazionale, tenutosi qualche settimana fa. Il servizio che la giornalista era intenzionata a mandare in onda riguardava un confronto tra la situazione dell'edilizia scolastica al nord e al sud. Arrivata a scuola, ci ha spiegato il suo progetto e ci ha chiesto di mostrarle le situazioni drammatiche degli edifici delle nostre strutture. Per farci capire, ci porta anche un esempio di quello che cerca: in una scuola di Palermo, ha filmato una palestra costruita da appena tre anni con il tetto cadente e le infiltrazioni d'acqua.
Per quanto a noi studenti piaccia lamentarci e occupare a causa dell'edilizia scolastica, la nostra scuola non ha situazioni drammatiche in questo senso.
Le crepe sui muri, il cortile, i bagni del sottoscala e il quarto piano inagibile del palazzo Sarpi, i tetti scrostati e cadenti del palazzo Martinengo e perfino i bagni puzzolenti delle ragazze. Il cameraman filma tutto con ingordigia, sotto la direzione della giornalista, che si accanisce su ogni particolare, lo racconta al suo microfono con tono tragico e poi quando finisce la ripresa: "Con questo non mi mandano in onda, devo trovare qualcosa di più forte".
Si attacca al telefono per trovare una situzione da filmare avidamente e da mostrare alla nazione, inerte davanti al telegiornale, che così potrà convincersi ancora una volta che non c'è nulla che funzioni in questo paese disastrato.

Le considerazioni che si possono trarre sono diverse. Prima di tutto, la disinformazione paradossalmente parte dalla giornalista stessa, che ha scelto una situazione particolare, come quella di Venezia centro storico, per rappresentare in generale il nord Italia. Disinformazione che si irraggia nel servizio tv che non farà vedere la realtà, cioè che esistono scuole che sono gestite al meglio per la scarsità di mezzi a loro disposizione, che i nostri problemi non sono di edilizia fatiscente, ma di spreco di fondi destinati alla costruzione. Non manderà in onda quello che noi abbiamo mostrato a lei, giornalista professionista, ma quello che lei ha visto e riadattato per appagare la sua sete di scoop, perchè "altrimenti non mi mandano il servizio". La verità barattata con tre minuti di servizio al telegiornale.
Probabilmente il servizio non è andato in onda e non ci andrà mai.


Sofia Cutrone

Nessun commento:

Posta un commento