“L'uomo crede di volere la
libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga
a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi.”, scrive Erich
Fromm nel 1980.
La libertà (dal latino
“libere” ossia far piacere, aggradare) è il lusso di chi fa ciò
che gli piace; l'uomo libero, per gli antichi, è solo colui che non è
sottoposto ad alcun padrone.
[…] Voi potete soltanto
essere liberi quando perfino il desiderio di cercare la libertà diviene per voi
una bardatura, e quando voi cessate di parlare di libertà come di un traguardo
e di un compimento”, scrive invece Khalil Gibran ne “Il Profeta”: la libertà,
quindi, non deve essere intesa come valore da compiere come scopo delle nostre
azioni.
La libertà è intrinseca alle
nostre azioni ed è il frutto di noi stessi.
La libertà è avere il
coraggio di urlare la propria opinione, è essere sé stessi nonostante la società
delle apparenze sia il mondo in cui oggi viviamo; la libertà è scegliere
con la propria testa senza che nessuno scelga per noi.
Libero è colui che è
consapevole di sé stesso e che si mette in gioco stigmatizzando la propria
persona.
Liberi sono coloro che
ballano la danza più bella del mondo che è la vita, e che si disinteressano del
giudizio altrui.
La libertà è l'elemento
fondamentale della nostra vita: senza essa, l'uomo non è tale.
“Dalla nascita alla morte, dal lunedì
alla domenica, da mattina a sera, tutte le attività sono organizzate e
prestabilite. Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine
ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa
un'unica occasione di vivere, con speranze e delusioni, dolori e timori, col
desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla?”
(Erich Fromm,
“L'arte di amare”, 1956).
A volte, però, decidiamo di diventare prigionieri. Diventiamo abitudinari.
A volte, però, decidiamo di diventare prigionieri. Diventiamo abitudinari.
Consideriamo che tutto ciò
che ci circonda sia scontato, non ci chiediamo mai nulla.
A volte la prigionia diventa
il rifugio perfetto per nascondersi dalla vita e dalla libertà.
La prigionia diventa l'alter
ego della libertà, e noi preferiamo la strada più facile, quella in discesa.
Libertà significa faticare, e
scegliere la strada in salita, la più difficile.
La Libertà, però, è lenta.
Va con molta calma, e sfida
l'uomo ad avere pazienza ma, soprattutto, speranza, perché i suoi risultati non
sono immediati.
La libertà è un piccolo
bruco, che, prima o poi, diventerà farfalla.
La libertà è effimera. Perché
allora faticare per ottenere un secondo di felicità?
Perché quel secondo di
felicità vale più di anni intrisi nella banale serenità prigioniera.
La libertà, la vera libertà,
cioè la totale emancipazione dell'uomo, è così fugace, così difficile da
raggiungere che a molti è sembrata solo un'invenzione dell'uomo per aspirare a
qualcosa di diverso.
“Libertà: uno dei beni più preziosi
dell'immaginazione”, scrive infatti Ambrose Bierce nel “Dizionario del diavolo”
(1911).
Ma la libertà esiste.
La sua esistenza scalda i
nostri cuori, e ne rafforza le radici.
La libertà è la forza che
permette il raggiungimento della fine.
La libertà è ciò che permette
all'uomo di crescere: è vivere.
Claudia Marin
Nessun commento:
Posta un commento