Proprio come il primo film della saga, abbiamo come regista Ridley Scott, famoso per la sua padronanza dell’horror e della fantascienza.
Quasi la totalità dei critici ha giudicato l’opera come la rovina del clima che si era creato negli altri capitoli, affermando che ha fuorviato fin troppo la trama dell’amato mondo di Alien.
Dopo delle lunghe ricerche sono venuto a conoscenza del vero valore di questo film che, personalmente, mi ha dato dei grandi input di riflessione.
Purtroppo la critica spesso giudica la fantascienza come un genere non degno di intraprendere temi profondi e riflessivi a causa dell’enorme influenza degli effetti speciali che inquinano la nostra percezione dei messaggi profondi del film stesso.
La storia parla di una squadra di ricerca scientifica che scopre una sorta di mappa spaziale raffigurata sulle pareti di grotte e nei templi delle più antiche popolazioni umane.
Finanziati da una sorta di multinazionale del futuro, un gruppo di scienziati parte con una nave spaziale verso il pianeta a cui conduceva la mappa, scoprendo su di esso delle strane basi costruite palesemente da un’entità intelligente. Nelle loro esplorazioni all’interno di esse scoprono dei cadaveri alieni, grazie ai quali riescono ad impadronirsi di una traccia del loro DNA.
Una volta confrontato con il nostro gli scienziati scoprono che combaciano quasi perfettamente.
Dopo una serie di indizi e prove, vengono a conoscenza che noi umani siamo la specie derivante da questi esseri in seguito ad una mutazione genetica effettuata a scopi militari.
Verso la conclusione del film, gli scienziati vengono a contatto con uno di questi “antichi esseri umani”, il quale presenta un infrenabile odio nei confronti della sua stessa creazione: infatti il suo compito era di portare sulla terra un’arma di distruzione di massa (simile a quella che ha sterminato la sua specie) che garantiva un’ulteriore mutazione genetica umana e quindi la morte di tutti gli abitanti del pianeta terra.
Questo breve riassunto ovviamente non potrà appagarvi di dettagli come la visione del film originale, ma almeno, per chi non l’avesse visto, garantisce degli elementi chiave per comprendere quanto vi sto per dire.
Tanto per cominciare (anche se non vorrei finire per fare l’Adam Kadmon della situazione), vorrei fare la premessa che il disegnatore di Alien e degli “antichi esseri umani” è un certo Hans Ruedi Giger, satanista autoproclamato le cui opere sono spesso a sfondo blasfemo e pornografico: sebbene Ridley Scott conoscesse la sua reputazione, ha definito il loro incontro come uno dei momenti migliori della sua vita.
Comunque, gli antichi umani vengono rappresentati con una fisicità ed una fisionomia del viso molto simile a quelle delle statue dell’era classica, con muscoli molto pronunciati e tratti somatici marchiati, il tutto in quasi tre metri d’altezza.
Inutile dire quindi che il regista ci fa intendere che il popolo greco-romano è venuto a contatto con questi esseri, tanto più evoluti e disponibili nei nostri confronti da farli radicare nell'immaginario collettivo come entità divine.
Ma quindi, perché nei tempi moderni invece queste creature provano un tale odio nei nostri confronti? Perché “ Dio “ è arrabbiato con noi?
La risposta sta in una scena brevissima che malgrado ciò, non è sfuggita agli occhi più sensibili e partecipi all’argomento.
Mentre il gruppo di ricerca effettua un’esplorazione all’interno di una di quelle basi prima citate, essi raggiungono una stanza ( molto probabilmente un tempio), nella quale sono disposti in fila dei recipienti dai cui strabocca una sorta di sostanza nera.
Quella sostanza nel corso del film si scopre non essere altro che il famoso “ brodo primordiale”, ovvero la sostanza più basilare in grado di generare e modificare la vita.
Questo ci fa capire che i nostri antenati erano riusciti in un certo senso a diventare quello che noi soliamo chiamare Dio nel senso di sommo creatore. Comunque, la parte più agghiacciante di tutta la scena, sebbene gli abbiano attribuito solo un paio di secondi, sta in una rappresentazione scultorea di una figura aliena crocifissa circondata da altre rappresentazioni simili a quelle che troviamo nelle chiese cristiane.
Il regista per ora non ha voluto esprimersi su questa immagine, dando sfogo alla libera interpretazione del pubblico.
Nel corso del Film si scopre che le sembianze di quella figura aliena crocifissa sono le stesse della combinazione genetica tra i gli antichi predecessori alieni e gli uomini moderni, ovvero il genere umano come lo conosciamo ora.
Subito salta all’occhio il parallelismo tra questa figura aliena e Cristo: entrambi sono la fusione tra il creatore e l’uomo.
È forse possibile che quindi 2013 anni fa fosse nato un essere figlio di due mondi, o meglio, di due specie umane, come simbolo dell’unione e dell’armonia tra esse.
Eppure, come ben sappiamo, l’armonia durò appena altri 33 anni, dato che la nostra specie decise di rinnegare i propri padri crocifiggendo il simbolo della pace con essi.
Nelle trasformazioni genetiche prima citate si scopre che l’uomo non è altro che l’amplificazione degli aspetti animali e intellettuali degli antenati alieni, e quindi anche all'interno di essi brucia il fuoco freddo della vendetta.
Così si spiega la nostra eterna dannazione: abbiamo sputato nel piatto di chi ci ha offerto di vivere.
Come possiamo vivere il futuro se abbiamo deciso di escludere il nostro passato?
Concludendo, All'interno della “ciurma intergalattica” troviamo un robot umanoide di capacità intellettive e fisiche nettamente superiori a noi, sebbene presenti un’incolmabile carenza: non possiede un’anima, o meglio, il marchio di coscienza e spiritualità che caratterizza tutti gli umani.
Nel corso della storia, durante un profondo dialogo con un altro componente della ciurma, egli chiede il motivo per cui è stato creato. L’interlocutore, consenziente dell’insensibilità della macchina, gli risponde che è stato creato solo perché l’uomo ha avuto le capacità e l’occasione di farlo.
La macchina, ironicamente, afferma:-“ immaginate se a voi rispondessero allo stesso modo.”
Per millenni abbiamo immaginato la nostra creazione come un evento epico, mitico, di un importanza e di un’intensità che solo Dio nella sua perfezione è degno di conoscere.
il senso della vita stesso dipende dal motivo per cui siamo creati: immaginate se all'improvviso si scoprisse di essere un esperimento, un futile diletto, un’arma mal riuscita abbandonata all'usura in un mondo sperduto.
Immaginate di essere banali.
“E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».”
Rosso Nicola
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